Energia - Clima UE 2030, passa la linea green

Il Parlamento europeo, con 314 voti a favore, 263 contrari e 26 astensioni, ha chiesto, entro il 2030, una riduzione del 40% delle emissioni di CO2 ed un aumento del 30% della quota delle energie rinnovabili ed un obiettivo del 40% per l’efficienza energetica. Il tutto «conformemente alla nuova politica di lotta a lungo termine dell’Ue contro il cambiamento climatico». C’è una novità rispetto alla recente adozione del pacchetto clima-energia da parte della Commissione europea: «Questi obiettivi devono essere obbligatori e messi in atto sulla base di singoli obiettivi nazionali, tenendo conto della situazione e del potenziale di ogni Stato membro» e gli europarlamentari hanno anche criticato la mancanza di ambizione della proposta della Commissione soprattutto per «l’assenza di obiettivi nazionali per le energie rinnovabili e di nuove misure efficaci che incitino all’efficienza energetica»

Una dei relatori, la democristiana belga Anne Delvaux, ha sottolineato che «Il prezzo dell’energia colpisce le imprese, l’industria e, in maniera più specifica, noi cittadini. Se vogliamo ridurre le nostre importazioni di energia, dobbiamo produrne di più in Europa, utilizzando meglio ed in maniera più efficace le nostre risorse. Se disponiamo di un mix energetico più ampio con un’efficacia energetica accresciuta, possiamo ridurre meglio le nostre emissioni di gas serra, incoraggiare le nuove tecnologie e l’innovazione, creare posti di lavoro e rendere le nostre economie più verdi. E’ per questo che abbiamo bisogno di tre obiettivi obbligatori».

L’ha presa male un altro dei relatori, il conservatore ed eco-scettico polacco Konrad Szymański, che ha ritirato la sua firma dal rapporto ed ha detto che «Questo risultato non è soddisfacente: promettiamo agli europei e all’industria dell’Ue che questa nuova politica climatica sarà realista, flessibile ed efficace. Sono supposizioni. Però, raddoppiare l’obiettivo di riduzione delle emissioni dopo il 2020 non è realista. Questo indebolirà la competitività dell’industria europea. Adottare oggi questi obiettivi, prima dei negoziati di Parigi del 2015, è un errore. Non dobbiamo scoprire subito tutte le nostre carte. Degli obiettivi obbligatori sulle energie rinnovabili, l’effcienza energetica non sono delle disposizioni comode. Inoltre, sappiamo che gli Stati membri e I diversi settori hanno capacità diverse».

Szymański era d’altronde contrari anche al pacchetto clima 2030 presentato dalla Commissione europea il 22 gennaio, che prevede una riduzione delle emissioni di gas serra del 40% rispetto al 1990, un obiettivo vincolante a livello Ue per portare la quota delle energie rinnovabili almeno al 27%, politiche più ambiziose in materia di efficienza energetica, un nuovo sistema di governance e una serie di nuovi indicatori per assicurare un sistema energetico competitivo e sicuro.

Gli esponenti di Green Italia Francesco Ferrante e Monica Frassoni, copresidente del Partito Verde europeo, sono soddisfatti: «Bene il voto del Parlamento europeo sulla necessità di perseguire il triplice obiettivo su efficienza, rinnovabili e taglio della CO2 per raggiungere in maniera ambiziosa ed efficace l’obiettivo del 2030 sul pacchetto clima ed energia. Il Parlamento sconfessa la posizione miope e troppo conservativa della Commissione, che ha risentito troppo delle pressioni esercitate dalle lobby degli idrocarburi e dei grandi inquinatori. Solo attraverso tre targets ambiziosi e vincolanti anche a livello di Stati membri si può aspirare a combattere davvero i cambiamenti climatici e anche ad una riduzione del prezzo dell’energia che grava fortemente sulle imprese e i cittadini, in particolar modo in Italia. Se intendiamo diminuire le nostre importazioni di energia occorre produrre di più in Europa , facendo un uso migliore e più efficiente delle nostre risorse, che sono sole e vento . E questo si ottiene con una maggiore efficienza energetica, che favorisce lo sviluppo delle nuove tecnologie e l’innovazione e crea posti di lavoro , rendendo le nostre economie più verdi e più competitive nei riguardi della concorrenza delle economie emergenti».

Anche l’eurodeputato del PD Andrea Zanoni è tra i favorevoli ed evidenzia l’aspetto politico della vicenda, con il centro-destra italiano che si schiera ancora una volta con gli eco-scettici e contro la relatrice belga che fa parte dello stesso Partito Popolare Europeo al quale aderiscono i partiti di Berlusconi e Alfano: «Con il voto di oggi è stato sconfitto il blocco conservatore del Parlamento europeo del quale fanno parte i deputati italiani di Forza Italia, Nuovo Centro Destra e Fratelli d’Italia, nonché le lobby delle grosse industrie che tante pressioni hanno fatto in queste ultime settimane al Parlamento europeo. Alla fine i negazionisti del clima sono stati sconfitti a tal punto che il co-relatore Szymański ha ritirato il proprio nome da questa risoluzione».

Zanoni è convinto che «i disastri ambientali che stanno colpendo l’Italia e l’Europa intera dimostrano che non c’è più tempo da perdere. L’Ue ha l’occasione di mostrare al mondo come combattere il cambiamento climatico anche attraverso un maggior uso di rinnovabili. Abbiamo chiesto ufficialmente alla Commissione europea obiettivi più ambiziosi per contrastare il cambiamento climatico entro il 2030. Con questo voto abbiamo messo nero su bianco che la proposta della Commissione europea del 22 gennaio è troppo timida per rispondere alle vere sfide ambientali che ci troviamo di fronte. Per questo oggi abbiamo chiesto alla Commissione europea obiettivi vincolanti per la riduzione delle CO2 ad un effettivo e non fittizio 40% e che le energie rinnovabili e l’efficienza energetica raggiungano obbligatoriamente rispettivamente il 30 e il 40% del totale».

Secondo Zanoni, «per contrastare il cambiamento climatico che sta causando tanti danni ambientali anche in Europa, ci vogliono obiettivi ambiziosi e vincolanti in tutti i 28 Paesi Ue. Non prevedere questa obbligatorietà per le energie rinnovabili o nessun obiettivo per l’efficienza energetica, come previsto dal pacchetto presentato dalla Commissione, vuol dire cedere alle pressioni delle grandi industrie che non si vogliono ripulire. Per quanto riguarda il target del 40 per cento di riduzione delle CO2, questo non deve essere compromesso dalla bolla del mercato di quote Emissions Trading System – Ets che abbiamo già chiesto di congelare affinché non si trasformi in una mera speculazione ambientale. Se come abbiamo chiesto nel marzo del 2012 con l’approvazione della relazione su una tabella di marcia verso un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050, l’obiettivo è quello di abbattere del 90 per cento le emissioni entro tale data, non possiamo più procedere a piccoli passi. Le alluvioni, terremoti e calamità naturale che da anni stanno affliggendo la nostra Europa, Italia compresa, ci mostrano che non c’è più tempo per le mezze misure».

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